A Verona non ci sono molti posti dove allenarsi seriamente nel salto in alto. C’è lo stadio Bentegodi, certo, ma per poter usare la pista e la pedana, Sara deve aspettare che l’Hellas Verona finisca gli allenamenti, e così le giornate passano, e spesso le tocca saltare al buio, nell’impianto deserto, stando attenta a dove mette i piedi.
Notte dopo notte, i sogni si fanno più corposi. L’asticella, bianca alla luce della luna, si solleva centimetro dopo centimetro, fino a quell’altezza impossibile: i due metri che una sola donna al mondo, la tedesca orientale Rosemarie Ackermann, è riuscita a superare. Eppure Sara continua a correre, arcuarsi e saltare. Correre, arcuarsi e saltare.
Il 4 Agosto del 1978, Sara Simeoni è in pedana a Brescia per un meeting internazionale Italia-Polonia: fa caldissimo, non c’è la tv a riprendere, e mancano venti giorni all’Europeo di Praga. Però c’è molta gente allo stadio. Dovrebbe essere una specie di esibizione, solo una sgambata, per non rischiare infortuni.
Sara prende la rincorsa, arcua la schiena e supera al primo tentativo 1,98. E’ il record italiano.
“Santo cielo” pensa. Ma non per il record italiano. Lo pensa perché sa , ha sentito, è sicura, di essere passata molto al di sopra di quell’asticella. Molto. E allora prova ad afferrare il sogno.
“Mettimi 2,01” dice al giudice di gara. Poi si sposta per fare la sua rincorsa arcuata, la falcata che si allarga, lo stacco, la schiena si inarca…e quando cade sul materasso, l’asticella è ancora lì: record del mondo, la Ackermann è battuta.
Sara non ci crede. Nessuno ci crede: infatti, non appena viene comunicata la notizia, i tedeschi si rifiutano di accettare il salto. Ci sono i polacchi a testimoniare, è vero, ma fra tedeschi dell’Est e polacchi non c’è esattamente una grande simpatica. E tra tedeschi e italiani, poi, in termini di fiducia, nemmeno a parlarne. Infine non ci sono immagini. “Per noi è un record fantasma, non esiste” insistono.
Passano i giorni, e il 31 Agosto, all’Europeo di Praga, ci sono tutte le televisioni del mondo. E ora vediamola questa italiana che dice si saltare così bene. E mentre scende in pista…”Sapete una cosa?” sembra pensare lei. “No. Non potete saperlo. Non avete corso e saltato per anni, da soli, al buio, come ho fatto io. E’ la luce, che volete? E luce sia, allora.”
Sara corre, stacca, si inarca, e si ripete: 2,01, medaglia d’oro, e tanti saluti a Berlino Est.
E volete sapere come finisce questa storia? Nel 2008, un appassionato di una piccola televisione di Brescia rinviene negli archivi una vecchia Vhs, con le riprese del suo primo record.
Quello che aveva sempre di fare e a cui nessuno voleva credere.
[Estratto dal libro: Goals – 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili]