Primo Carnera

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“Ci ha trasmesso la dedizione e la cura verso gli altri. Ci ha insegnato che nessuno rimane in cima per sempre e che il vero carattere di una persona si giudica da come affronta la discesa. Era un uomo dolcissimo e tenero. So che il regime fascista lo elesse a icona, ma la verità è che il regime usò mio padre, come usava ogni sportivo di quei tempi. Papà non è mai stato fascista e non apparteneva a nessun partito politico. Adoravo mio padre, ero rapita dal suo coraggio e dalla sua forza, sia fisica sia spirituale. Amava la letteratura classica, l’arte e l’opera. Cercava sempre di migliorarsi e ha voluto fortemente che mio fratello e io studiassimo. Quando mi sono diplomata a Los Angeles, si trovava in Australia e mi ha mandato un telegramma e un mazzo di rose rosse, scusandosi di non poter essere con me. Mentre ricevevo il mio diploma, ho cercato mia mamma seduta in prima fila e vicino a lei c’era mio padre. Aveva fatto il viaggio dall’Australia a Los Angeles per assistere alla cerimonia. Poi ripartì quella sera stessa”.
[Giovanna Maria Carnera]
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Il 29 Giugno 1933 al Madison Square Garden Bowl di New York, davanti a 40mila spettatori, Primo Carnera sconfisse il campione del mondo dei pesi massimi Jack Sharkey conquistando, per la prima volta nella storia del pugilato italiano, la corona più ambita e prestigiosa.
Trentaquattro anni più tardi, il 29 Giugno 1967, il “Gigante buono” tornato nella sua Sequals, piccolo paesino in provincia di Pordenone, si arrese, non senza lottare, alla cirrosi epatica.
Vogliamo rendere omaggio alla memoria del più grande pugile italiano del Novecento, simbolo di un’Italia nata povera e senza risorse ma capace di arrivare ugualmente, con talento, cuore e determinazione, sul tetto del mondo.

[Poesia Sportiva✍🏻]

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