Niki Lauda

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“Nell’ambiente, dicono che non ha l’aspetto di un pilota e meno che mai di un pilota veloce.
Eppure bastano le prime gare per appiccicargli due soprannomi: il primo, che gli rimarrà per tutta la vita, è “Computer”, per la sua innata capacità di calcolare gli spazi, le distanze e per il suo stile di guida non appariscente ma concreto.
Il secondo nomignolo, invece, sussurrato a mezza voce nei box, è “Nervensage”, cioè “Uomo snervante”, per la sua ossessiva ricerca della perfezione nell’assetto della macchina, che spesso costringe tecnici e meccanici a ore di lavoro extra.
Con la Ferrari vince il Mondiale nel 1975 e potrebbe fare il bis nel 1976, ma al Nurburgring è vittima di un tragicamente famoso incidente, di cui tuttora porta i segni.
Torna in pista pochi mesi dopo con le ustioni sul viso che ancora brillano di cicatrici, quando è di nuovo in corsa per il Mondiale. All’ultima gara, però, in Giappone, si rifiuta di correre sotto il diluvio, consegnando il titolo a James Hunt.
Dopo la conquista del secondo Mondiale nel 1977 con la rossa di Maranello, l’austriaco dal volto incendiato cambia scuderia e fa due stagioni sfortunate alla Brabham. Poi si ritira.
Tre anni dopo, nel 1982, torna a correre, stavolta con la McLaren. Dedica un anno e mezzo a sviluppare il motore, e quando l’auto è pronta per vincere, la scuderia ingaggia al suo fianco l’astro nascente dell’automobilismo: Alain Prost.
Molti pensano che dovrà rassegnarsi al ruolo di seconda guida, ma non certo lui.
A metà stagione 1984, succede un fatto strano: il GP di Monaco è flagellato da un forte temporale. La giuria accorcia la gara e dà la vittoria a Prost, in testa al momento dello stop, ma assegnando a tutti i piloti punteggi dimezzati. Nasce così una classifica molto particolare, dove i punteggi di alcuni piloti, hanno un mezzo punto in più.
“Io e Prost abbiamo la stessa macchina e siamo forti allo stesso modo. Sta a me trovare e lo troverò, quel qualcosa in più che mi farà vincere il Mondiale. Magari di mezzo punto”.
E come finisce il Mondiale? Niki Lauda, punti 72, Alain Prost 71,5. Se lo chiamavano “Computer”, un motivo c’era”.

[Estratto del libro: 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili]

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