Cosa è rimasto di Ayrton Senna

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“Cosa è rimasto di Ayrton Senna ciascuno lo sa per conto proprio, il suo casco che passa e va, un gesto del braccio, della mano, un segno sull’asfalto, il timbro della sua voce.
E’ rimasta comunque un’intensità, perché intenso fu sempre, al punto da morire così davanti a tutti mentre eravamo convinti, da lui soprattutto, che fosse bravo, dotato, perfetto al punto da sembrare invulnerabile. Era un ragazzo esposto, attraversato dai sentimenti e dal talento, che dentro di lui, per qualche magia rimbalzavano, tornavano restituiti tra di noi, sino all’ultimo, sino ad una fine, anche quella pubblica, e per questo dolorosamente indimenticabile.⁣
E’ stato un ragazzo fortunato, anche se raramente felice, come se le sue ricchezze l’obbligassero ad un compito, a restituire pure lì in continuazione qualcosa di prezioso, come se avesse a che fare con un dovere, un’espiazione, per questo forse ostentava un furore che nessuna vittoria, nessun record, riuscivano ad estinguere, avrebbero estinto mai.
Ostentava un conto aperto con se stesso, anche se sembrava addebitato agli altri, a chi voleva batterlo, a chi ostacolava un proponimento, una sete segreta. ⁣
I lampi avevano una coda di ombra visibile come la scia di una cometa, contenevano un’unicità formidabile ed offrivano un compendio di tenerezza alla violenza della corsa, del rumore, della velocità. Poi per qualche via, anche quella imprevista Ayrton ce la faceva, abbandonava la sua guerra, respirava, e te lo trovavi all’improvviso lì, in una tregua che ancora adesso fa venir voglia di parlare, di chiamarlo, di averlo vicino, sotto un pergolato, a bere una birra piccola, una limonata, recuperando un tempo prezioso e perduto”.

[Testo di Giorgio Terruzzi estratto dal documentario: Ayrton Senna – Il diritto di vincere]

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